VADO LIGURE
Si distende lungo il litorale e si protende lungo la valle del
fiume Segno. Confina a est con Savona e a Ovest con Bergeggi, a nord con
Quiliano.
L'età romana
Vada Sabatia, Vada Sabatiorum
o Sabatorum, Sabatium, Sabatia è
indicata numerose volte dagli antichi geografi nei loro trattati,
così come negli itinerari marittimi viene menzionato Vadis Savadis
Portus. Vada è descritta da Bruto, nel I sec. a.C. in una lettera a
Cicerone, Vada Sabatium è citata dallo storico e geografo greco
Strabone, Portus Vadorum Sabatium da Plinio il Vecchio nella
"Storia naturale” e ancora Sabatia ricordata dal geografo latino
Pomponio Mela nel suo "De Chorographia" nel I sec. d.C.
La tradizione vuole che Vado sia stata fondata dai Romani per
contrapporsi all'oppido di Savo, colpevole di aver dato rifugio al
cartaginese Magone, fratello di Annibale, dopo che lo stesso, nel 205
a.C., aveva distrutto Genova, alleata di Roma.
Costruita sulle falde di un promontorio, Vado era circondata da
vaste zone paludose, da cui il toponimo di Strabone Vada Sabatium,
eliminate, in parte, per il naturale progressivo arretramento del
mare, ma soprattutto per opera di bonifica dei Romani per rendere
coltivabili i terreni e per tracciare strade.
Nel 109 a.C. i Romani aprirono il tronco da Acqui a Vado attraverso
la Val Bormida, della via Aemilia Scauri, la strada diretta verso
Tortona che, con la costiera via Aurelia e la via Julia
Augusta, voluta dall'imperatore Augusto, diretta a Ventimiglia - e
di lì verso la Gallia e la penisola iberica- rese Vado un importante
nodo per le comunicazioni terrestri e marittime. Questi collegamenti,
ulteriormente potenziati sotto gli imperatori Adriano e Antonino Pio
(delle cui opere sono testimonianza i ponti dell'età Imperiale che
ancora oggi si possono osservare sul torrente Quazzola) e la presenza di
un importante porto commerciale in una splendida insenatura naturale
protetta dei venti., favorirono una fiorente attività commerciale che
durò fino al 265 d.C.
I Barbari invasori e Vado sede
vescovile
La prospera Vada Sabatia dell'età romana, con la fine dell'impero,
andò gradatamente verso il declino: i traffici portuali e stradali
diminuirono progressivamente e le invasioni barbariche che devastarono
tutta la Liguria, contribuirono a ridurre Vado, i cui confini prima si
estendevano da Finale ad Arenzano, ad un'anonima area territoriale che
dall'immediato entroterra di Segno, si spingeva fino alla costa, mentre
il centro urbano, per ragioni difensive si spostava dalla piana
alluvionale alla collina di S. Genesio nel cosiddetto castrum vadorum.
Il breve periodo di ripresa sotto il dominio bizantino, quando il
centro propulsivo del comprensorio fu trasferito a Savona attorno alla
collina del Priamar, non durò a lungo: nel 641 Rotari, invadendo il
territorio ligure, proclamò il dominio longobardo.
Tra le città distrutte e soggiogate figurò Savona, e diversi tra i
territori circostanti, ma Vado ne fu esclusa e probabilmente per questo
motivo il Vescovo di Savona decise di stabilirvi la sua nuova sede
episcopale.
Il Feudalesimo
Vado, durante il Regno di Carlo Magno, visse una stagione di
rinascita: oltre ad essere sede di diocesi, fu anche sede di
comitatus (la circoscrizione politico-amministrativa dell'impero
carolingio), ma entrò inevitabilmente in una fase di decadenza
nell'ultimo periodo dell'età feudale.
I primi segnali di un suo ricongiungimento, alla giurisdizione di
Savona si ebbero verso la seconda metà del XII secolo, quando i Marchesi
Guglielmo e Manfredo, figli di Bonifacio della marca aleramica, si
impegnarono a non costruire fortificazioni in un'area delimitata dalle
alture.
di Capo Vado fino a quelle savonesi del Priocco, se non su
concessione delle autorità savonesi.
Ma già alla fine dei XII secolo, i Marchesi dei Carretto, nella
Persona di Ottone, cedettero al vescovo e al neonato Comune di Savona
gran parte dei loro terreni del savonese e i diritti del marchesato su
Vado e su parte di Quiliano.
Con questi atti di vendita il Marchese Ottone del Carretto sancì
definitivamente la fine del dominio aleramico sul savonesato e
l'ingresso dei territori vadesi nell'orbita savonese.
Il dominio genovese
Genova. allarmata dalla rapida espansione dei confini di Savona,
ingaggiò un'aspra lotta per la conquista della strategica costa vadese,
dapprima in maniera diplomatica facendo pressioni sul Papa affinché
alienasse alcune terre e tentando di acquistare porzioni di
terreno, e quindi con la forza, fino a che nel 1385 Papa Urbano VI
cedette a Genova, impegnata contro i continui assedi dei Saraceni,
alcune terre tra cui Vado Ligure, che in questo modo finì sotto il
dominio genovese.
Nel 1542 i genovesi incominciarono a costruire la fortezza
del Priamàr, a Savona, e in seguito edificarono a Vado un fortino sulla
spiaggia e una torre sul capo, probabilmente quali punti dì avvistamento
che potessero comunicare alla fortezza di Savona eventuali pericoli.
Le opere di fortificazione continuano nel Seicento, per difendere
la Repubblica dai francesi. Sorgono così il forte di Santo Stefano
(1614) e di San Lorenzo (1618), poi demoliti nel 1649 perché troppo
costosi da mantenere.
Bisogna attendere il Settecento per la costruzione della struttura
difensiva di San Giacomo e per il ripristino dell'ex forte di Santo
Stefano.
Napoleone a Vado Ligure
Il "passaggio" di Napoleone da Vado Ligure è stato ampliamente
documentato.
Nel 1794 entrarono da Ventimiglia nella Repubblica di Genova circa
30 mila soldati francesi guidati dai generali Bonaparte e Massena. Gli
episodi di questo celebre passaggio sono legati a due personaggi: il
dottor Giobatta Garroni, medico di Quiliano, figlio del Podestà di Vado
che guidò le truppe durante le battaglie della rivoluzione insieme a don
Polleri prete ribelle di Cadibona.
Bonaparte conobbe Garroni, in qualità di medico dei soldati feriti
nella sola battaglia da cui i francesi uscirono vincitori e che si
combatté nella zona tra Zinola e Quiliano. I due ebbero un importante
ruolo nella campagna d'Italia del giovane generale francese che portò
alla caduta il Governo genovese e furono coinvolti nella preparazione
della battaglia di Montenotte del 1796, che segnò il destino degli
austriaci e determinò il principio della rivoluzione politico-sociale
della vecchia Europa.
Quando nel 1796 Napoleone dichiarò la caduta della Repubblica di
Genova ed instaurò la Repubblica Democratica Ligure, nominò Don Polleri
Presidente dell'Amministrazione Centrale del distretto di Savona ed il
dottor Garroni Comandante delle Forze Armate di Savona.
La prima riunione del governo cittadino provvisorio si tenne alla
Valle nella storica Cà Celesia nel luglio del 1797; pochi mesi più tardi
l'assemblea primaria dei cittadini accolse la nuova costituzione.
Ottocento e Novecento
Verso la fine del 1800, Vado si trasforma da paese di agricoltori e
pescatori in una comunità urbana con fabbriche di calce, bottiglie di
vetro, laterizi, olio, pasta, pellami. E’ in questo nuovo clima che nel
1884 vede la nascita la società di Mutuo Soccorso La Sabazia, per
difendere e tutelare i diritti dei propri soci: operai, commercianti,
artigiani e contadini.
In seguito alla Sabazia si costituirono nel 1908 le Società di
Mutuo Soccorso La fratellanza Cattolica e la società Diritti e
doveri di Sant'Ermete, e altre associazioni e circoli ricreativi.
Tutti i sodalizi svilupparono azioni di aiuto economico e morale
alle famiglie dei soci e diventarono un luogo di elaborazione Politica
della classe operaia fine all'avvento del regime fascista che ne
ridimensionò l'attività.
La vocazione industriale della città provocò una repentina crescita
demografica che portò la popolazione di Vado dalle 4 mila unità del 1911
alle oltre 8 mila all'inizio del secondo conflitto mondiale sconvolgendo
letteralmente la città.
I bombardamenti del secondo conflitto distrussero centinaia di
abitazioni civili, e danneggiarono assai gravemente la casa comunale, la
chiese e alcuni importanti stabilimenti.
Dopo l'8 settembre del 1943, gran parte della popolazione aderì
alla lotta partigiana costituendo una Squadra di Azione Patriottica dove
anche le donne e i bambini avevano compiti rischiosi per poter
assicurare la sopravvivenza degli uomini nascosti sulle colline.
Ma alla distruzione materiale ed economica di Vado si contrappose
la determinazione dei suoi abitanti che con tenacia raccolsero le forze
rimaste e iniziarono un'opera di ricostruzione, anche civile.
La città contemporanea
La Vado Ligure di fronte a cui ci troviamo oggi è una città nel
pieno del suo sviluppo economico: dalla Valle di Vado, dove si trova un
articolato tessuto artigianale e industriale, al porto, importantissimo
scalo commerciale (cereali, frutta, automobili ecc ... ) e turistico,
grazie al servizio di traghetti, di cui uno veloce, della Corsica
Ferries, che in un anno raggiungono quasi le 600 traversate con scalo a
Bastia e all'Ile Rousse.
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